Un lustro di cantieri
Nel 2019 i cantieri del paesaggio promossi dall’Ecomuseo delle Acque hanno compiuto cinque anni. È un’età che non dimostrano: perché diversi (e numerosi) sono stati i partecipanti che si sono avvicendati per apprendere l’arte dei muri in pietra a secco, diversi i luoghi che hanno fatto da cornice a un’attività di formazione partita in sordina e trasformatasi poi in una vera e propria scuola. I punti fermi sono stati gli artigiani della pietra Gianni Lepore e Tommaso Saggiorato, le amministrazioni comunali di Artegna e Montenars che hanno sostenuto un progetto innovativo e originale, la sezione italiana dell’Alleanza Mondiale per i Paesaggi Terrazzati che ha dato l’appoggio convinto ai corsi.
Il primo lustro di cantieri viene “festeggiato” con una mostra dal titolo “Muri e cantieri. L’arte dei muri a secco nel Gemonese”, allestita a Gemona nelle sale di Palazzo Elti in collaborazione con il Comune (dal 16 novembre al 1° dicembre; aperta il lunedì dalle 9.30 alle 12.30, gli altri giorni pure nel pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30). Protagonisti sono i muri in pietra del Gemonese, fotografati da Graziano Soravito che ne ha colto l’essenza. La documentazione riguarda anche i cantieri, che hanno permesso di tramandare un’arte antica – patrimonio immateriale dell’umanità – e di restituire al territorio una parte della sua storia. Per chi volesse partecipare all’inaugurazione della mostra (sobria, senza fronzoli come lo sono i muri a secco, potendo degustare un buon bicchiere di cjanorie, vitigno coltivato a Gemona grazie al sostegno garantito dalle merlature dei muri), l’appuntamento è per sabato 16 novembre alle 17.
Le foto della mostra scattate da Graziano Soravito documentano un paesaggio rurale che è il prodotto storico della cultura e del lavoro dell’uomo sulla natura: si soffermano sui muri e le opere più rappresentativi, che attestano una cultura secolare (risalgono all’Ottocento e alla prima metà del Novecento), dipendono dalle risorse naturali del territorio (le pietre sono sempre di provenienza locale), hanno prodotto espressioni formali strettamente legate al contesto geografico di riferimento (dai muri merlati di Osoppo e Ospedaletto alle muraglie ciclopiche di Plazzaris e Sopramonte di Buja, dalle altane del castello di Gemona ai terrazzi ricavati sulle prime pendici del monte Faeit ad Artegna). Cinque anni di cantieri hanno visto la partecipazione di un’ottantina di “apprendisti artigiani”.
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